L’importanza di Rosa Balistreri nel panorama culturale e musicale siciliano viene riconosciuta da tutti. Due sono i motivi: storico-musicale e socio-culturale-politico.
Il motivo storico-culturale è dovuto al fatto che la cantante licatese ha saputo disseppellire dall’oblio del tempo moltissime canzoni siciliane, patrimonio culturale delle precedenti generazioni che risalgono dal 1600 a oggi.
Molti studiosi (Pitrè, Vigo, Marino Salomone, Favara) hanno raccolto migliaia di canzoni popolari provenienti da molte città e paesi della Sicilia, alcune solo testo, altre testo e partitura. Intere sezioni di biblioteche contengono queste libri di canzoni popolari, ma la musica popolare, il suo fluire armonico, il ritmo erano seppelliti nei libri; Rosa li ha prelevati, certamente con i lavoro di amici e musicisti, (Rosa da sola non ne sarebbe stata capace), li ha elaborati, reinterpretati, dandogli con la sua voce ed espressività nuova vita; le canzoni, a volte mix di vari testi e partiture, hanno lasciato le polverose biblioteche e sono volate per il mondo, nei concerti dell’Unità, nelle feste patronali, nelle terre più lontane dalla Sicilia, in Australia, in Canadà, in Belgio, in tutta l’Europa.
La canzone siciliana con Rosa Balistreri è rinata ed ha potuto essere apprezzata e cantata in tutto il mondo. Rosa non si è fermata però ad interpretare vecchie canzoni, grazie all’amicizia con poeti quali Buttitta, ed con altri poeti e musicisti ha concorso attivamente alla composizione di varie canzoni, fornendo a volte anche la traccia musicale oltre all’interpretazione canora; vengono fuori così canzoni come “Mafia e parrini”, “I Pirati a Palermu” e tante altre canzoni attuali come quelle sull’emigrazione e sul duro lavoro di contadini, minatori e jurnatari. Queste ultime canzoni Rosa le sente sue e sono queste le sue preferite nei concerti in giro per il mondo.
Rosa, benchè non possedesse una cultura elevata, nel campo musicale non fu una sprovveduta interprete delle canzoni siciliane, Rosa studiò molto la canzone siciliana, si fornì di testi di canzoni siciliane: nella sua biblioteca, donata al Comune di Licata sono presenti molti testi di canzoni siciliane, di cultura siciliana, di storia siciliana, allargando le sue conoscenze alla musica popolare di altre regioni italiane e soprattutto di canti di protesta, di canti politici, che costituiscono buona parte delle canzoni del suo repertorio.
Tra i libri della sua raccolta sono presenti “Raccolta amplissima di canzoni siciliane” del Vigo, 1875, “Canti popolari siciliani in aggiunta a quelli di Vigo” di Salomone Marino, un libro del Favara, diversi libri del Pitrè. Sfogliando questi libri si possono mettere in rilievo le note scritte di pugno dalla Balistreri in varie canzoni, le sottolineature, alcune considerazioni personali a dimostrazione del lavoro inteso svolto dalla cantante. Più della metà della canzoni del repertorio di Rosa si ritrovano nei libri del Vigo, del Favara, del Pitrè, di Salomone Marino.
Con le sue canzoni, ed ecco il secondo motivo (socio-culturale-politico) dell’importanza di Rosa Balistreri nel panorama musicale, la cantante licatese si è fatta promotrice delle istanze sociali e politiche di una Sicilia, terra abbandonata dalla classe dirigente politica nazionale, ricca di bellezze paesaggistiche, artistiche, di monumenti greci, latini, arabo, normanni, barocchi e ricca di problemi, primo fra tutti il lavoro con la conseguente emigrazione, la mafia e la malavita organizzata che hanno spezzato tante vite e la stessa speranza in un mondo migliore.
Rosa con le sue canzoni ha dato voce alla gente umile, al contadino, al minatore, al jurnataru, (lavoratore giornaliero) al pescatore, facendo risaltare il contrasto tra padroni e lavoratori; Rosa si è schierata dalla parte della povera gente, sempre, anche quando i suoi successi artistici potevano permetterle una vita più comoda; nelle sue canzoni parla di ingiustizie sociali, di lavoratori, di storie di povertà, di mafia, di dolore, storie che canta non per sentito dire ma perché rappresentano il vissuto della sua vita di fin da quando, ancora bambina lavorava a Licata con fatiche e stenti ed ha tradotto le istanze sociali delle persone più povere in canti, racconti di emigranti, contadini, comari, zolfatari e carcerati. Nel suo canto c’è il dolore, la miseria, la speranza di una Sicilia che vuole rompere le catene della povertà, della sudditanza.
Ascoltandole le sue canzoni vengono fuori timbri forti, duri come la pietra vulcanica dell’Etna, (canzone di protesta e sul lavoro) e a volte morbidi, vellutati come i fiori di zagara siciliani (ninne nanne e canzoni religiose). L’anima della Sicilia, fatta di sottomissioni ad altri popoli, di integrazioni, di rabbia, risentimento ma anche di amore e di speranza è nella voce della Balistreri.
Tramite le sue canzoni si entra dentro la terra arida di Sicilia, nei campi assolati, nell’oscurità delle miniere di zolfo, nella solitudine e del dolore dei carcerati, nella nostalgia degli emigranti, ma il percorso non si esaurisce nel dolore viene esaltato nell’amore per la propria terrà, per i piccoli (ninne nanne), per le tradizioni religiose, e si sublima nella speranza, nella certezza di una giustizia sociale, del rispetto per i lavoratori, di un mondo migliore.
“Adesso ho deciso di gridare le mie proteste, (sono parole di Rosa in un intervista) le mie accuse, il dolore della mia terra, dei poveri che la abitano, di quelli che l'abbandonano, dei compagni operai, dei braccianti, dei disoccupati, delle donne siciliane che vivono come bestie”.
Le sue canzoni sono ancora attuali. non si sono invecchiate per niente: la sua capacità di espressione lirica, la carnosità della sua voce, cruda, a volte rauca, di vera popolana esprime grande passionalità e suscita ancora oggi delle emozioni profonde e forti.
Questi sono i veri motivi per cui tanti siciliani amano Rosa Balistreri e le sue canzoni, anche perché molti dei problemi denunciati allora dalla cantante licatese, mafia, corruzione politica, carenza di lavoro, emigrazione non sono stati risolti e queste tematiche sono ancora attuali.
Mi sento di dire grazie per quanto ha fatto per la Sicilia a questa umile donna che non ha avuto paura di parlare contro i mafiosi, contro la politica corrotta e che è stata sempre vicina ai reali problemi della gente siciliana con la sola forza della sua voce.