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il ottobre 14 2007 20:31:50
Esiste anche una Licata rupestre, certamente non come la più famosa Matera, ma una città dove una parte dei suoi abitanti, in generale contadini e allevatori, abitava all'interno di grotte e spelonche naturali della zona alta del Cotturo, di Piano Madre e di San Calogero, probabilmente preesistenze di età preistorica. Questi sassi oggi esistono ancora, ma risultano incluse in successive abitazioni che in quelle zone vennero edificate a partire dal 1600. Restano invece, sia sul colle Sant'Angelo che sul Monte Giannotta alcune chiesette rupestri che attestano un vasto diffondersi, anche a Licata, di gruppi eremitici in età prenormanna da parte di monaci africani prima, sfuggiti alle persecuzioni vandaliche, e di gruppi di monaci brasiliani doppo, fuggiti da Costantinopoli a seguito della lotta iconoclastica. Il più importante di questi impianti chiesastici rupestri è quello di San Calogero, appena sotto la chiesa di Pompei, intitolato alla Santa Croce. Fu scavato nella roccia dai monaci calogerini che, oltre che a Licata, si erano stanziati a Naro, Agrigento e a Sciacca. Nel 700 il santuario rupestre venne incluso in una chiesetta, oggi non più esistente, che, memori della presenza in quel luogo dei monaci calogerini, fu intitolata a San Calogero. Altri impianti chiesastici rupestri, di piccole dimensioni, sono stati scoperti nel predio Cantavenera, sulla dorsale nord della Montagna a tre km. da Licata in contrada Giannotta e nel predio Brancato, in contrada Stagnone, vicino all'odierno ospedale civile San Giacomo d'Altopasso. Il primo, una struttura ipogeica bicamerale, è intitolato a San Giovanni e conserva ancora nella zona liturgica parte di un affresco bizantineggiante con la Sacra Famiglia. L'altro, invece, intitolato a San Cataldo, tracce di un affresco con il Crocefisso. Un'altra chiesuola rupestre per pochi eremiti, intitolata a San Nicola, sorgeva sull'omonimo isolotto di fronte alla della Mollacha.
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